04 settembre 2003

Conosciamo la Casa della Carità

Sono ormai 49 anni che la Casa della Carità è presente a Cavriago. Tanti la conoscono o ne hanno sentito parlare, ma che cos'è o vorrebbe essere? Don Mario Prandi che ne è stato il fondatore l'ha definita in tanti modi.
Mi piacerebbe parlarne con alcuni di voi direttamente ma intanto provo a scrivere qualcosa partendo dal nome: una CASA, un luogo che quindi vuol dire e rimanda a un ritrovo, a un posto dove qualcuno, una famiglia si ritrova.
Ma quale famiglia? Definirla è un po' difficile, ma certamente un po' strana perchè fatta di poveri, di handicappati, di suore, di volontari che vengono a dare una mano, di giovani che vengono a fare quattro ciacchiere con gli ospiti, di chi passa a salutare e anche di chi non ci viene direttamente ma fa parte della comunità parrocchiale.
Continuo con il nome: DELLA CARITA'. Quindi non una casa qualsiasi, non una casa e basta, ma... della carità cioè la padrona di casa è la carità e in nome di quella si accolgono i poveri, le persone che passano, chi ha bisogno della carità cioè tutti noi che in un modo o nell'altro, per un motivo o per un altro ne abbiamo bisogno, ne siamo assetati. Si scopre allora che non è una casa dove mettere dei "poveri disgraziati" ma è una pioggia di grazia per tutta la comunità perchè "quando avete fatto qualcosa ad uno di questi miei fratelli pi piccoli l'avete fatto a me"; perchè" i poveri li avrete sempre con voi", perchè "la carità copre una moltitudine di peccati". E come mai i giovani Cavriago non vengono alla Casa della Carità Beh, non è mai troppo tardi e si può sempre partire, però credo che sia importante per noi giovani scoprire qualcosa di decisivo per la nostra vita, qualcosa che la cambi, che ci aiuti a spenderla fino in fondo, che ci porti a dire: "do un po' del mio tempo a un ragazzo handicappato, lo aiuto a mangiare, gli faccio compagnia". A questo punto scopro che Dio mi fa l'immenso piacere di venirmi incontro nel povero , diceva Don Mario "perchè facendo qualcosa a lui sto bene io, sono messo a contatto con una presenza particolare di Dio e questo fa bene alla mia anima e dà senso alla mia vita".
Concludo dicendo che forse voi non lo sapete, ma qui ci sono: Milva, Dina, Torti, Piera, Fanny, Renza, Teresa, Massimo, Paolo, Alberto, Bebe, Lulli, Pipo, Isa, Rina, Elena, Lea, Ines e Ilenia che sono della nostra comunità e della nostra casa: loro ci aspettano sempre... non deludiamoli.

Ciao a tutti.
Suor Paola

03 settembre 2003

Conosciamo la Casa della Carità #2

"Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli pi piccoli, lavete fatto a me" (Mt 25,40)

"Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" (Gv 15,12)

Dagli scritti di Don mario Prandi, fondatore delle Case della Carità(CdC): "Gesù Cristo mi fa l'immenso piacere di venirmi incontro nel povero, nel sofferente, per farmi capire il più grande precetto della legge: AMA!"

La CASA DELLA CARITA' è innanzitutto una FAMIGLIA, offerta soprattutto a chi non ne ha più una, a chi è solo, malato, handicappato, anziano... in una parola, ai più piccoli e poveri.
La dimensione della famiglia è un elemento essenziale della CdC, è manifestazione della comunione che viviamo nell'Eucarestia, celebrata quotidianamente.
In essa, Gesù raccoglie attorno a se tutti, apartire dai piccoli e ci rende sua famiglia, facendoci l'uno per l'altro fratello, sorella, madre, padre, figlio... in modo evangelico. Questo avviene in primo luogo, per noi, all'interno della Casa, ma poi si deve irradiare al di fuori, a tutta la parrocchia e oltre, favorendo rapporti più semplici e veri, che ci portano all'unità
Nel dolore dei fratelli più poveri, nella loro sofferenza, incontriamo il Cristo che ci accoglie per convertirci, per plasmare la nostra esistenza a sua immagine. Essi sono la ricchezza posta nelle nostre mani per permetterci di incontrare il Regno di Dio che è già in mezzo a noi; non possiamo perci fermarci soltanto ai loro bisogni o risolvere i loro problemi, ma dobbiamo andare al di là.
Don Mario ci diceva che "prendendo pillole di povero si arriva prima a Dio, ma il fine è Dio non il povero!".
Partendo dai poveri e piccoli, dal loro mondo, da ci che vivono, è possibile anche dare un volto nuovo alle nostre Comunità un volto meno formale e più legato al quotidiano, più semplice e soprattutto più aperto e accogliente.
Se le nostre Comunità si ridimensionano a misura dei poveri e dei piccoli, imparano un linguaggio e uno stile di vita più comprensibile anche ai lontani e più evangelico perchè meno legato all'efficienza e alla realizzazione di grandi progetti.
Parliamo di Comunità perchè la CdC è strettamente legata alla PARROCCHIA, vuole essere il modo concreto con cui i cristiani di un dato luogo si prendono cura dei propri poveri, mettendo in pratica linsegnamento di Gesù: "Chi accoglie uno di questi piccoli, accoglie me" (cfr Mt 18,5). Dunque non è proprietàprivata di nessuno, ma è luogo, aperto a tutti, in cui incontrare Cristo nella PAROLA, nell'EUCARISTIA e nei POVERI = i tre aspetti che fanno della vita quotidiana della Casa una Liturgia continua, una continua festa di ringraziamento, di lode a Dio, di servizio a Dio nei poveri e nei fratelli.
Allora... che aspetti?!?
"Vieni anche tu!!!
A far che?
A fare la sequela di Cristo povero, umile, casto, obbediente, forte, battagliero, conquistatore, radunatore di popoli, re supremo, giusto, amabile, tutto!"
(Don Mario Prandi)

Suor Emanuela