31 gennaio 2012

XXXIV giornata della vita


Santa Messa in San Terenziano


Domenica 05.02.12 ore 10.00



sono invitati particolarmente i bambini battezzati nel 2011

25 gennaio 2012

La famiglia al tempo della crisi

Quale ruolo attivo possono svolgere la famiglia e i cittadini per favorire l’uscita dall’attuale crisi economica e sociale? E’ partita da questa domanda la riflessione tenuta dall’economista Luigino Bruni all’incontro di mercoledì 11 gennaio, a Cavriago, sul tema “La famiglia al tempo della crisi”. La serata è stata promossa dall’Unità Pastorale S. Giovanni Battista con il patrocinio dell’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Cavriago, dell’Ucid, dei Gruppi di Volontariato Vincenziano, del Centro Missionario e di Banca Etica. A fare gli onori di casa, nella sala del Consiglio Comunale, è stata Sonia Borrelli, Assessore alle Politiche Sociali, mentre a moderare l’incontro, che ha visto l’interesse e la numerosa partecipazione di cittadini provenienti da tutta la diocesi, è stata Mariacristina Gherpelli, imprenditrice dell’Ucid.
“Viviamo una crisi strutturale, sistematica, profonda e ci vorrà del tempo per uscirne – ha osservato il prof. Bruni, docente di Economia Politica presso l’Università di Milano-Bicocca e autore di libri e articoli pubblicati su Avvenire, Cittanuova, Mondo e Missione, Vita – . Possiamo uscirne migliori o peggiori. La crisi è opportunità di riflessione, di ripensamento dei propri stili di vita e di un modello di sviluppo che, attualmente, si mostra moribondo. L’Occidente è malato perché non è più capace di saziare con il cibo giusto la fame di rapporti, di vita, di amicizia, di bellezza, di Dio di cui tutti gli esseri umani sono affamati”.
“C’è un rapporto profondo – ha spiegato – tra crisi finanziaria e beni relazionali. Il mercato post-moderno ha bisogno di gente sola e insoddisfatta. Più si è soli e tristi e più ci si riempie di merci, anche indebitandosi”. E il vuoto resta incolmabile. L’illusione creata dall’effetto pubblicità, che vende l’idea di felicità e di eternità a buon prezzo, alla fine rende ancora più infelice la gente.
Non stupisce se da alcune analisi condotte negli ultimi anni risulta che l’aumento di reddito ha portato infelicità, perchè di fatto sono stati inquinati altri ambiti della vita: quello relazionale, familiare, spirituale, naturale, sociale e politico. Come rimediare allora? “Rispondendo alla fame di vita e di rapporti meglio e in più profondità – ha osservato il prof. Bruni – , curando la miopia nel guardare al vero bene. Riappropriamoci dell’umano. Certo, adesso viviamo nell’emergenza, ma dobbiamo guardare avanti e costruire il futuro a partire da quel luogo dove vengono vissute le crisi: la famiglia. Ogni crisi economica è sempre crisi della famiglia. L’incertezza è già in sé fonte di sofferenza. Se ne usciremo, sarà grazie al protagonismo della famiglia. Dico questo perché la vita familiare è associata alla felicità delle persone ed è risorsa per l’economia. La famiglia produce beni affettivi, emotivi, relazionali, sociali, morali e spirituali”.
“Da molte analisi è emerso che chi investe nella vita famigliare e relazionale produce un forte ‘differenziale di felicità’ rispetto a chi non lo fa. La famiglia è il luogo privilegiato dove si creano beni relazionali, ossia beni di reciprocità e gratuità. Certo, teniamo presente che i beni relazionali sono fragili e vulnerabili, richiedono ‘manutenzione e investimento’. Pensiamo la famiglia ‘oltre’ la famiglia: la famiglia serve la famiglia coltivando e accudendo l’albero della gratuità nelle piazze della città. I beni relazionali sono anche gli incontri che fai durante la giornata, da trasformare in rapporti pieni che riempiono di senso la giornata”.
Nell’affrontare il discorso sul lavoro, il prof. Bruni ha osservato come già da tempo sia andato in crisi un certo modello di lavoratore, perché la cultura ha separato l’aspetto intellettuale da quello manuale, artigianale, considerando quest’ultimo di basso profilo. I due aspetti invece devono essere compresenti e bisognerebbe educare i giovani a svilupparli, perché la persona lavora con il corpo, con la testa e con il cuore. Occorre, inoltre, recuperare un nuovo rapporto con il lavoro e il lavoratore. “Ci sono imprese che spremono i dipendenti – ha aggiunto il prof. Bruni – , spesso non riconosciuti per i loro meriti e qualità, cui vengono negati ritmi umani. La vita è più del lavoro e il lavoro è più del contratto. Se si è messi nelle condizioni di lavorare con passione, creatività ed entusiasmo, allora i lavoratori faranno il vero successo delle imprese. Il lavoro diventa dono quando va oltre il ‘dovuto’, dove per dono non s’intende un regalo, ma un rapporto, un atto di amore”. Una mèta da raggiungere, coltivando la proposta di una “Economia di Comunione”, ossia un nuovo stile di agire economico dove gli attori dell’economia sono considerati come persone che entrano in relazione le une con le altre per raggiungere insieme il bene comune.
Dobbiamo prima domandarci a che punto siamo del cammino, se stiamo costruendo la società per le persone o per i mercati finanziari, se possiamo avanzare progetti di economia civile e di comunione o se l’ansia della crescita del PIL debba sempre prevalere su tutto il resto. A ciascuno la responsabilità della risposta.
Elisabetta Angelucci
(Centro missionario diocesano)