02 ottobre 2009

Registro telematico

Sul "registro telematico" istituito dal Comune di Cavriago, un comunicato dei Medici Cattolici di Reggio Emilia

In merito all'iniziativa del Consiglio Comunale di Cavriago, concordiamo pienamente col nuovo codice di Deontologica art. 13, quando rifiuta l'accanimento terapeutico.
Semmai il problema è accertare in concreto che cosa sia accanimento diagnostico o terapeutico. Se i disagi provocati da una terapia o da un intervento chirurgico sono chiaramente sproporzionati a confronto del beneficio (incerto!) che si prevede, non c'è motivo di insistere nell'intervento terapeutico.
E' però necessario distinguere il dovere del medico di fermarsi in caso di accanimento terapeutico o di rifiuto del paziente e il caso in cui al medico viene richiesta una prestazione attiva che ha come conseguenza immediata e diretta la morte . Appunto come prevede il nuovo Codice di deontologia medica, all'art. 17 : "Il medico, anche su richiesta del malato, non deve effettuare né favorire trattamenti finalizzati a provocarne la morte".
In conclusione la soluzione deve scaturire da un rapporto onesto di alleanza terapeutica tra medico e paziente. Il medico non può imporre alcun intervento su un malato cosciente e consapevole che lo rifiuta. D'altronde l'autonomia e la libera volontà del paziente non possono spingersi al punto di ridurre il medico a puro esecutore della volontà o dei desideri del paziente anche quando ciò significasse di fatto provocare la morte . Quel richiamo della mozione di Cavriago ai "desideri", conduce ben oltre i casi estremi. Quanto sia delicato il problema e scivoloso il terreno appare chiaramente dal testo del Consiglio Comunale di Cavriago, laddove fa riferimento anche al "caso di malattia che costringa a trattamenti con macchine o sistemi artificiali che impediscano una normale vita di relazione". Quale sarebbe una normale vita di relazione e quando la vita di relazione non sarebbe più normale? Quale disturbo mentale in un bambino o in un anziano renderebbe quella vita anormale, non più degna di essere vissuta? I casi estremi richiedono una riflessione onesta e qualche linea direttiva di comportamento. Ma non si può consentire che si parta da casi estremi per aprire una breccia verso l'eutanasia. Certi appelli all'autonomia assoluta e alla libera determinazione del malato conducono inevitabilmente ben oltre il caso estremo, anzi conducono logicamente alla eutanasia su richiesta e al suicidio assistito. Quanto all'iniziativa del Comune di Cavriago, non potendo avere una reale valenza giuridica in una struttura ospedaliera, appare piuttosto come una mobilitazione della pubblica opinione e una pressione.

Da "La libertà" settimanale cattolico reggiano del 3 0ttobre 2009

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