Dalla Casa della Carità: 18 marzo 2010
“Don Mario e la povertà: i poveri per noi devono
essere un richiamo per avere meno balle !”
“Don Mario e la povertà” è stato il tema trattato da don
Giovanni Caselli nell’incontro di giovedì 18 marzo alla Casa.
Erano presenti una ventina di persone.
Don Mario diceva spesso, quasi sempre in dialetto:
“Fin da giovane, da ragazzo, mi sono sempre piaciuti i
poveri”, si trattava quindi di un amore precoce nella
ricerca del suo Signore che lui vedeva proprio lì, in
quelle persone: “Se Gesù non fosse nato povero, io
cosa ci farei in mezzo ai poveri ?” si chiedeva.
Don Caselli ricorda che il Natale in Madagascar
trascorso a lume di candela, celebrato in estrema
povertà, gli suggeriva la definizione della vera povertà,
contenuta nel terzo mistero gaudioso, confrontandolo
con quello italiano delle luci e dell’abbondanza: la
Nascita a Betlemme è un segno basilare della scelta di
Gesù per i poveri. La povertà scelta da Gesù (poteva
anche nascere ricco!) è voluta per indurci a credere
solo nella grazia divina: a non confidare nei nostri
mezzi e nella nostra intelligenza. La povertà e per
noi un consiglio evangelico.
La povertà che io scelgo è quindi manifestazione della
mia fiducia nel Padre, mentre la ricchezza che mi fa
sentire autosufficiente è una tentazione: don Mario era
“innamorato” della Provvidenza di Dio, che arriva nel
momento in cui mi rimetto alla Sua volontà e ci
ammoniva a stare attenti perché noi abbiamo perso il
senso della povertà. Con la scusa di servire i poveri
noi stiamo bene anche senza sperimentare la vera
povertà del distacco dalle nostre certezze e
preoccupazioni umane: è un servizio da ricchi
perché manca la condivisione di essere povero con i
poveri. E’perciò un controsenso.
La Casa della Carità ci invita a penetrare, ad
può gentilmente portarlo approfondire queste cose ricordandoci in ogni
dietro alla chiesa di momento della giornata che Gesù “da ricco che era si
è fatto povero...” per dare dignità alla povertà.
Rossella su appunti di Sr. Michela
“Don Mario e la povertà: i poveri per noi devono
essere un richiamo per avere meno balle !”

Giovanni Caselli nell’incontro di giovedì 18 marzo alla Casa.
Erano presenti una ventina di persone.
Don Mario diceva spesso, quasi sempre in dialetto:
“Fin da giovane, da ragazzo, mi sono sempre piaciuti i
poveri”, si trattava quindi di un amore precoce nella
ricerca del suo Signore che lui vedeva proprio lì, in
quelle persone: “Se Gesù non fosse nato povero, io
cosa ci farei in mezzo ai poveri ?” si chiedeva.
Don Caselli ricorda che il Natale in Madagascar
trascorso a lume di candela, celebrato in estrema
povertà, gli suggeriva la definizione della vera povertà,
contenuta nel terzo mistero gaudioso, confrontandolo
con quello italiano delle luci e dell’abbondanza: la
Nascita a Betlemme è un segno basilare della scelta di
Gesù per i poveri. La povertà scelta da Gesù (poteva
anche nascere ricco!) è voluta per indurci a credere
solo nella grazia divina: a non confidare nei nostri
mezzi e nella nostra intelligenza. La povertà e per
noi un consiglio evangelico.
La povertà che io scelgo è quindi manifestazione della
mia fiducia nel Padre, mentre la ricchezza che mi fa
sentire autosufficiente è una tentazione: don Mario era
“innamorato” della Provvidenza di Dio, che arriva nel
momento in cui mi rimetto alla Sua volontà e ci
ammoniva a stare attenti perché noi abbiamo perso il
senso della povertà. Con la scusa di servire i poveri
noi stiamo bene anche senza sperimentare la vera
povertà del distacco dalle nostre certezze e
preoccupazioni umane: è un servizio da ricchi
perché manca la condivisione di essere povero con i
poveri. E’perciò un controsenso.
La Casa della Carità ci invita a penetrare, ad
può gentilmente portarlo approfondire queste cose ricordandoci in ogni
dietro alla chiesa di momento della giornata che Gesù “da ricco che era si
è fatto povero...” per dare dignità alla povertà.
Rossella su appunti di Sr. Michela
Scarica il GPG del 21 marzo 2010.
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