05 novembre 2010

Rendo grazie al nostro Dio

Rendo grazie al mio Dio ogni volta che mi ricordo di voi. Sempre, quando prego per tutti voi, lo faccio con gioia a motivo della vostra cooperazione per il Vangelo, dal primo giorno fino al presente. Sono persuaso che colui il quale ha iniziato in voi quest'opera buona, la porterà a compimento fino al giorno di Cristo Gesù. È giusto, del resto, che io provi questi sentimenti per tutti voi, perché vi porto nel cuore, sia quando sono in prigionia, sia quando difendo e confermo il Vangelo, voi che con me siete tutti partecipi della grazia. Infatti Dio mi è testimone del vivo desiderio che nutro per tutti voi nell'amore di Cristo Gesù. E perciò prego che la vostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento, perché possiate distinguere ciò che è meglio ed essere integri e irreprensibili per il giorno di Cristo, ricolmi di quel frutto di giustizia che si ottiene per mezzo di Gesù Cristo, a gloria e lode di Dio.
(Filippesi 1,3-11)


In questi ultimi tempi ho riflettuto molto, sul significato e sul valore della Comunità Cristiana, che è tale proprio perché ricca di tutti i carismi dello Spirito e quindi chiamata nel suo insieme ad essere annunciatrice del Vangelo.
Il Vangelo contiene il “programma di vita” del cristiano, ci svela il vero volto di Dio, attraverso la rivelazione che il Suo figlio fa di lui. Tutti siamo chiamati a seguirlo, a fidarci, sacerdoti, religiosi, sposi, ecc. anche se in modo differente a seconda dello stato di vita.
Per quanto riguarda la vocazione del sacerdote penso che il suo specifico si esprima prima di tutto nel servizio alla Chiesa e di conseguenza alla comunità che il Vescovo gli affida.
Alle nostre Comunità, a tutti i cristiani e il Signore chiede:
- di entrare nella logica di Dio: riscoprire il valore della Parola di Dio, meditarla, studiarla, farla diventare familiare,
- di farsi piccoli, miti, puri: il valore della carità, quella carità spicciola, concreta fatta di piccoli ma grandi gesti veri e sinceri,
- di vivere la comunione: vivere davvero l’Eucaristia, non solo celebrarla, ma diventare Eucaristia,
- di essere annuncio vivente: la missione qui, in comunità, nelle famiglie, sul posto di lavoro tra le via di Cavriago.

Per questo credo sia urgente far maturare il nostro senso di appartenenza alla Chiesa, unico corpo, con tante membra, con a capo Cristo, essere consapevoli che solo nell’unità, con la ricchezza di tutte le diversità, si è Chiesa, comunità, che non è il singolo, sacerdote o laico, a fare la Chiesa, che non è il mio o il tuo progetto che rende ricca la Comunità, ma è nel cammino fatto insieme, nel condividere gli stessi obbiettivi, nel cercare la soluzione migliore per la Comunità alle luce del Vangelo affinchè venga annunciato a tutti in modo credibile.
Allora può cambiare il parroco, può spostarsi quel laico o quella famiglia impegnate, ma la Comunità rimane, con i suoi progetti condivisi, con i suoi sogni ed è bello sognare sempre alla grande, rimane la capacità di realizzarlo nonostante gli spostamenti.
E’ un cammino impegnativo, si tratta non solo di essere responsabili della propria Comunità, ma Corresponsabili, dobbiamo diventare comunità, condividendo tutto il peso e la fatica, assumendoci insieme la responsabilità del bene di tutti, al di là e al di sopra del proprio punto di vista.
L’unità pastorale è il segno esteriore di questo cammino, segno che rende credibile il nostro essere Chiesa “non è possibile che a Cavriago tutto si sia unito, scuola, sport ecc, meno le comunità”, ho sempre pensato. L’unità Pastorale è inderogabile per un annuncio vero e coerente del Vangelo, c’è ancora tanto cammino da fare e bisogna farlo, con l’aiuto di Dio, con la grazia dello Spirito, seguendo il nostro maestro Gesù.

Faccio allora mio l’augurio che l’apostolo Paolo scrive ai cristiani di Filippi all’inizio della sua lettera, comunità da lui fondata e alla quale era molto legato. Non ho la presunzione di paragonarmi all’apostolo Paolo, per questo vivo queste parole prima di tutto come rivolte a me.

Rendo grazie al mio Dio perché mi ha fatto il dono del sacerdozio, a me, proprio a me. Rendo grazie al mio Dio perché mi ha fatto il dono di questa comunità di Cavriago, la prima da parroco, non nego e non voglio nascondere le difficoltà, dovute al carattere mio e al vostro, a tutta la fatica nel costruire relazioni: conoscersi, rispettarsi, fidarsi. Non perdete tempo con il nuovo parroco tanto tra dieci anni lo saluterete con rimpianto.
Prego sempre il Signore per me e per voi perché ci renda degni di annunciare il Vangelo e di farlo con gioia, dal primo giorno fino all’ultimo.
Sono anche convinto che colui che ha iniziato quest’opera buona, attraverso di noi, la porterà a compimento se sapremo fidarci di lui, se non vivremo di ricordi, se saremo capaci di guardare avanti tenendo lo sguardo fisso su di Lui, e iniziando subito a collaborare sinceramente io con la mia nuova comunità e voi con don Claudio.
Vi porto nel mio cuore, oggi, domani, le amicizie vere restano, sempre, perché come dice l’Apostolo siamo tutti partecipi della stessa grazia e questa è dono gratuito di Dio e i doni di Dio, se accolti con gioia, aprono sempre il cuore.
E prego, per me e per voi, perché possa crescere la nostra carità, soprattutto quella che ci dobbiamo come cristiani nella Comunità, perché sappiamo discernere il bene della Comunità superando divisioni e particolarismi e possiamo distinguere ciò che è meglio per noi e per gli altri per essere integri e irreprensibili, credibili soprattutto nei confronti dei lontani e dei più piccoli.
La mia preghiera e il mio ricordo in modo particolare agli ammalati, anch’io sono stato ammalato e ho sentito la presenza di una comunità che prega, poi alle famiglie, colpite da tutte le parti ma essenziali per la vita della società e della comunità cristiana, ai bambini, ai ragazzi e ai giovani, dobbiamo tutti sentirci responsabili del loro cammino di educazione, ed infine i piccoli, dalla Casa della Carità, al Centro d’ascolto ai tanti che vivono nel segreto delle loro case.

E tutto questo, come direbbe don Mario e come dice San Paolo, a gloria e lode di Dio.

Don Corrado

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